Storia di Boris
Settembre 10, 2024Questa edizione: il senso, l’intento
Settembre 18, 2024MAMRE, tre km a nord di Hebron, non distante da Gerusalemme, è il luogo dove Abramo ospita tre stranieri
In quei giorni. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: “Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia”? C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma egli disse: «Sì, hai proprio riso». (Genesi 18,1-15)
MAMRE è anche luogo “teologico”…qui Dio:
- promette solennemente all’anziano patriarca che non il domestico Eliezer sarà suo erede, ma un figlio nato da lui, da cui scaturirà una discendenza numerosa (Gn 15,4);
- conferma la sua promessa con l’alleanza (Gn 15,18);
- cambia il nome di Abramo (da Abram ad Abraham, “padre di moltitudine”) e di Sara (da Sarai a Sara, che significa “principessa”, madre di re, destinataria di una benedizione), in ciò sottolineando il mutamento del loro destino. Al contempo, ordina la circoncisione ad Abramo e a tutti i membri maschi della famiglia come segno di alleanza, di generazione in generazione, e rinnova la promessa fattagli dopo la separazione da Lot: «La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio» (Gn 17,1-16);
- visita Abramo e Sara, annunziando loro la nascita di Isacco entro l’anno (18,1-14), nonostante l’età avanzata dei due coniugi e la sterilità della donna;
- infine «visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso» (Gn 21,1) Rossana Leone, in Le querce di Mamre
Ecco perché in Pastorale universitaria desideriamo essere VOLTI A MAMRE: persone (vólti) che stanno nella dimensione dell’ospitalità, e che camminano (sono vòlti, rivòlti) verso questo valore e verso i significati teologici di MAMRE.
L’ospitalità dello straniero attraversa tuttavia l’intera Sacra Scrittura
Nella Bibbia ebraica sono tre i termini che traducono il nostro “straniero”: zār, nekār, gher. Mentre i primi due hanno una connotazione negativa in quanto nemici ed esplicitamente contrari alla fede d’Israele, il termine gher è il più vicino al nostro “immigrato”, colui che dimora come straniero tra noi, un espatriato che cerca protezione.
Nei principali codici, complessi legislativi, della Bibbia, la Scrittura elabora una sorta di “diritto dello straniero”.
Nel Codice dell’Alleanza, in Es 20-23, la difesa dello straniero (spesso in triade con l’orfano e la vedova, coloro che non hanno diritti) è motivata dall’esser stati stranieri in Egitto:
non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto (Es 22,20)
E se lo si maltratta, Dio stesso interverrà: Es 22,22.
Vd anche Es 23,9 ed Es 23,12, in cui lo straniero è associato al riposo sabatico, tratto distintivo dell’israelita.
Dall’esperienza di oppressione in Egitto, e dalla successiva liberazione di Dio, scaturisce un’etica di fraternità; negarla è rinnegare Dio.
Nel Codice del Deuteronomio si assiste a un ulteriore sviluppo, a partire dalla dichiarazione di imparzialità di giudizio nei contenziosi, espressa nei versetti 15-16 del primo capitolo.
… il Signore vostro Dio … rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito (Dt 10-32)
Dio ama lo straniero e chiede ai suoi di amarlo, fino a includere nella loro comunità addirittura i discendenti del nemico per eccellenza, l’egiziano (vd Dt 23,8-9).
In molti passi di questo Libro si ribadisce l’appartenenza piena dello straniero alla comunità, con la premura di strapparlo alla marginalizzazione: Dt 5, 14; 16,11; 29,9-12.
Maledetto chi lede il diritto dello straniero! (Dt 27,19)
Nel Codice di Santità (Lv 17-26), di matrice sacerdotale, la legislazione sullo straniero equipara il gher all’autoctono sulla base del principio che la terra è di Dio, e di Israele: è Israele a essere ospite, gher di Dio!
Nella terra promessa il gher va amato, come tutti:
Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante tra voi lo tratterete come colui che è nati fra voi: tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio (Lv 19,33).
Prendersi cura dello straniero, amarlo, diviene tratto distintivo di unicità per Israele, elemento basilare della sua stessa identità.
Nel NUOVO TESTAMENTO il percorso si approfondisce, e in Cristo di compie: il motivo fondamentale dell’accoglienza dello straniero è cristologico: ero straniero e mi avete accolto (Mt 25,35).
E se Dio è amore, come ci ricordano in particolare le lettere di Giovanni e di Paolo, non può esserci rifiuto, ostilità, chiusura nei confronti di qualsiasi persona, perché in Cristo tutti siamo fratelli, figli del Padre nostro.