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I campi profughi ospitano milioni di persone, spesso per periodi prolungati che superano di gran lunga le intenzioni iniziali di temporaneità. In questi contesti emergono interrogativi profondi: i rifugiati possono e dovrebbero essere protagonisti della gestione delle loro comunità?
Nel suo articolo Should Refugees Govern Refugee Camps?, Felix Bender risponde affermativamente, sostenendo che la democrazia nei campi profughi non sia solo un ideale, ma una necessità pratica e morale. Scopriamo come l’autogoverno possa trasformare la vita nei campi e quali sfide questo approccio intende affrontare. Dovrebbero i Rifugiati Governare i Campi Profughi? Una Riflessione su Giustizia e Democrazia
La questione dell’autogoverno nei campi profughi si colloca al crocevia tra etica, politica e diritti umani. Felix Bender, ricercatore presso il Max Planck Institute, affronta questa tematica nel suo articolo Should Refugees Govern Refugee Camps?, proponendo una risposta chiara: sì, i rifugiati dovrebbero avere un ruolo attivo e democratico nella gestione dei campi.
Il Principio della Soggezione
Bender si basa sul principio della soggezione totale (all-subjected principle), secondo cui chiunque sia soggetto a regole all’interno di un’unità politica deve avere il diritto di partecipare al processo decisionale. I campi profughi, sebbene situati nei territori dei paesi ospitanti, operano spesso come entità separate, con sistemi economici, legali e politici distinti. I rifugiati, quindi, vivono sotto regole specifiche di questi microcosmi, il che rende essenziale includerli democraticamente nelle decisioni che li riguardano.
Perché la Democrazia nei Campi?
L’autogoverno democratico non è solo un ideale etico, ma una necessità pratica. Bender argomenta che la democrazia nei campi profughi garantirebbe due benefici principali:
Responsabilità e Trasparenza: I processi democratici creano meccanismi di feedback che rendono le autorità responsabili verso chi subisce le loro decisioni. Questo contrasta con il sistema attuale, dove le ONG e le agenzie come l’UNHCR rispondono principalmente ai donatori, non ai rifugiati.
Conoscenza Situata: I rifugiati, vivendo le problematiche quotidiane dei campi, possiedono una conoscenza unica e preziosa delle soluzioni pratiche ed efficaci. Ad esempio, le donne rifugiate, spesso vittime di violenze sessuali durante la raccolta di legna, potrebbero proporre alternative più sicure e praticabili se avessero accesso ai processi decisionali.
Sfide e Opportunità
Sebbene l’autogoverno nei campi profughi presenti sfide – dalla diversità culturale ai limiti imposti dai paesi ospitanti – esso rappresenta un’opportunità di emancipazione. L’attuale sistema, dominato da un approccio top-down, lascia i rifugiati senza voce e rafforza dinamiche di potere asimmetriche. Democratizzare i campi significa restituire dignità e potere decisionale a chi vive in condizioni di vulnerabilità.
Una Strada da Percorrere
Come conclude Bender, “democratizzare i campi profughi non elimina tutte le sfide, ma rappresenta un passo cruciale verso una maggiore giustizia e autonomia”. Questa visione non solo invita a ripensare le politiche di gestione dei rifugiati, ma richiama la nostra attenzione su un principio fondamentale: il diritto di ciascuno a determinare il proprio futuro, indipendentemente dalle circostanze.
Fonti:
Bender, F. (2021). Should Refugees Govern Refugee Camps? Critical Review of International Social and Political Philosophy.
UNHCR Reports, 2019
Piera Migliore studentessa L.M Filosofia Politica e Studi Culturali.